CARTUCCE RICARICATE PER SVIARE LE INDAGINI ?


Uno dei principali quesiti posti all’esperto balistico è quello di accertare se bossoli e proiettili rinvenuti sulla scena del crimine possano o meno essere attribuiti ad un’arma in sequestro.  Le munizioni originali di fabbrica, sin dagli albori della balistica, hanno rappresentato un costante riferimento in ambito comparativo. Ma quando i reperti provengono da munizioni ricaricate con proiettili addirittura “già sparati”….cosa può accadere in fatto di indagini balistiche e quali i risvolti nel processo penale?  

Nel caso in cui i confronti balistici siano riferiti a munizioni ricaricate con l’utilizzo  addirittura di proiettili recuperati da un primo sparo come accaduto in un recente caso giudiziario, gli esiti possono essere molto incerti se non insufficienti ad incolpare l’autore del misfatto che se coadiuvato da  Consulenti Tecnici della difesa di media preparazione,  potrebbe essere assolto …ma è anche possibile che i risultati, come nel caso in questione, possano rivelarsi diversi…

 

PREMESSA

Le operazioni da svolgere al fine di stabilire se una determinata arma possa essere stata utilizzata in un delitto, si concretizzano nel confronto (analisi micro comparative) tra i reperti recuperati (bossoli, proiettili, frammenti di camiciatura, borre etc) e i medesimi elementi ottenuti allo sparo  con l’arma sospettata che sono denominati  “Tests” o “Sperimentali”.

Da tale confronto qualora si evincono coincidenze significative di ordine quantitativo e qualitativo tra un reperto (bossolo o proiettile) e l’analogo Test sarà possibile fornire un giudizio di positività.

Si ricorda che, nelle fasi di movimento della cartuccia nell’arma (caricamento ed espulsione) nonché allo sparo, ogni arma lascia diverse impronte caratteristiche di cui quelle, quasi sempre ripetitive e generalizzate vengono anche definite impronte primarie. Esse sono riconducibili alle impronte di otturazione, espulsione ed estrazione per quanto riguarda i bossoli di armi automatiche e semiautomatiche ed impronte prevalentemente di otturazione per i revolvers

La formazione delle impronte provocate dal metallo più duro (parti meccaniche dell’arma) su superfici più morbide (rame,ottone, nikel etc) delle cartucce, è determinata soprattutto dalle pressioni generate dallo sparo e dal conseguente movimento degli organi meccanici dell’arma.

Allo sparo, le pressioni spingono violentemente il bossolo sulla testa di otturazione e lo espandono sulle pareti della camera di scoppio consentendo lo stampaggio di una serie di impronte che copiano il calco di tutte le superfici dell’arma venute a contatto.

A queste impronte se ne possono aggiungere altre che derivano dai cinematismi di funzionamento dell’arma sia antecedenti lo sparo, quali le impronte lasciate dalle labbra del caricatore e dall’otturatore nella spinta di avanzamento della cartuccia ma anche susseguenti lo sparo,  principalmente quelle lasciate dall’estrattore e dall’espulsore.

Gli strati superficiali metallici delle componenti un‘arma da fuoco sia corta che lunga, anche se fabbricata con processi tecnologici dei più moderni ed innovativi, conferiscono all’arma stessa una  sua “morfologia individuale” condizionata sia dall’assemblaggio che dalla finitura delle superfici  statiche e dinamiche dell’arma stessa.

Tale “personalità individuale” si trasferisce immancabilmente sulle impronte trovate sugli elementi di colpo sparati (bossoli e proiettili) soprattutto grazie al residuarsi sugli stessi di strie e microstrie (spesso contenute nelle impronte primarie) che contribuiscono in modo determinante a far risaltare una  identità balistica.

Pertanto, tutte le impronte balistiche rilevate sui bossoli e, per le armi a canna rigata, anche sui proiettili, sono da considerarsi la firma dell’arma che li ha sparati e, un  esame comparativo  è positivo se si dimostra che le impronte rilevate sono state provocate con certezza dagli elementi meccanici  appartenenti a quell’arma.

Anche due bossoli esplosi da due pistole della stessa marca, modello e periodo di produzione, come, ad esempio, due Beretta 92 in cal. 9 parabellum, armi notoriamente fabbricate con macchine a CNC, con componenti meccaniche interne ottimamente levigate e rifinite, ad un attento esame micro comparativo presentano peculiarità morfologiche  diverse.

Nel caso siano state utilizzate armi con canna ad anima liscia come i fucili da caccia, oltre ai bossoli sempre validi ai fini comparativi, si possono trovare anche pallini o pallettoni, elementi di borraggio e cartoncini di chiusura che, quasi mai, permettono l’identificazione dell’arma utilizzata.

METODICHE COMPARATIVE

Per meglio comprendere il concetto di quest’articolo è opportuno riepilogare velocemente alcuni passaggi: per quanto riguarda i bossoli esplosi da arma automatica o semiautomatica, la procedura comparativa corretta si basa nel duplicare col portaoggetti del microscopio, sul bossolo Reperto e sul bossolo Test, il medesimo posizionamento delle impronte di espulsione presenti su entrambi (ad esempio ad ore 6).

(foto in basso – esempio di come siano visibili  ad ore 6 le impronte di espulsione accostate tra  reperto “R” a sx e il test sperimentale “S” a dx,  esploso con l’arma sospettata)

(foto in alto, ingrandimento della comparazione positiva tra le impronte di espulsione  tra  reperto “R” e il test sperimentale “S” a dx,  esploso con l’arma sospettata)

Successivamente, tramite i medesimi  portaoggetti micrometrici, bisogna  ruotare di  90° la visuale dei fondelli per inquadrarne i bordi alle loro basi e verificare che le rispettive impronte di estrazione si trovino nel medesimo punto  così da ottenere almeno una iniziale identità di classe d’arma che, diversamente, ci risparmierebbe l’onere di proseguire nella ricerca della identità balistica.

   

(foto in alto, visibili in accostamento e in comparazione le impronte di estrazione presenti sotto il collarino dei bossoli  “R” a sx rinvenuto sul teatro di un crimine e il test sperimentale “S” a dx, esploso con l’arma sospettata. Tali impronte sono state verificate solo dopo aver allineato quelle di espulsione sui due bossoli in osservazione)

Eseguiti questi doverosi controlli preliminari, solo nell’ultima fase si procederà alle verifica di eventuali coincidenze presenti nelle impronte di otturazione (fondello e cielo dell’ innesco).

 In definitiva, le impronte sui bossoli rivenienti da armi automatiche e semiautomatiche, che concorrono all’esaltazione dell’identità balistica sono :  “ESPULSIONE-OTTURAZIONE-ESTRAZIONE”

Per quanto concerne le munizioni da utilizzare quali Test da sparare nell’arma sospettata,  la bibliografia, ha sempre predicato che esse debbano essere il più possibile attinenti ai reperti per quanto riguarda la marca della cartuccia, il peso di palla e addirittura il lotto di fabbricazione. Cartucce dello stesso calibro ma mancanti dei requisiti di similitudine, possono generare pressioni diverse rispetto ai colpi esplosi sulla scena del delitto generando di conseguenza evidenze di più difficoltoso abbinamento ai fini di confronto.

Fatte queste doverose premesse, una domanda sorge spontanea:

  • a) e se le cartucce utilizzate per un fatto delittuoso sono ricaricate su bossoli con pregresse impronte di espulsione, estrazione e  otturazione prodotte da altra arma ?
  • b) e se i proiettili montati su tali cartucce residuano impronte di riga di un precedente sparo eseguito con altra arma diversa da quella con cui è stato commesso il delitto ?
  • c) e se le cartucce utilizzate risultano ricaricate con dosi insufficienti a far residuare sul bossolo le impronte distintive dell’arma utilizzata anche se idonee ad arrecare gravi ferite sulla vittima ?

CARTUCCE RICARICATE e problemi….

 Il caso giudiziario riguardò il rinvenimento sulla scena del delitto di un solo bossolo mentre un solo proiettile fu estratto alla vittima.

A seguito di approfondite indagini gli Investigatori giunsero al sequestro di una Pistola Beretta mod. 98 FS in cal. 9×21 nella disponibilità di soggetto non  collegato alla vittima. Nel caricatore furono rinvenute   n. 5 cartucce integre.

Il Pubblico Ministero conferì  incarico di Consulenza Tecnica per accertare se quella pistola avesse o meno esploso i colpi di cui al delitto commesso.

  

In alto: Il  bossolo contrassegnato con R dove non è stata rinvenuta una evidente impronta di espulsione mentre il proiettile cal. 9×21 evidenziava delle doppie impronta di riga sovrapposte (freccia rossa)

Riguardo alle n. 5 cartucce integre, l’evento  davvero singolare non fu certo rappresentato dall’esistenza di pregresse impronte di espulsione sul fondello dei bossoli (logica evidenza di  bossoli recuperati e ricaricati) come visibile nelle foto; ma, cosa davvero inusuale, le stesse cartucce montavano proiettili che lasciavano intravedere impronte di rigatura residuate. In buona sostanza colui che aveva ricaricato le munizioni si era procurato addirittura proiettili recuperati dopo lo sparo.

Le n. 5 cartucce sequestrate con la pistola sospettata. Le frecce evidenziano le impronte di riga residuate sui proiettili) seguono (IN BASSO): I fondelli delle n. 5 cartucce rinvenuti nel caricatore della pistola sequestrata dove sono visibili pregresse impronte di espulsione

 

         

Al fine di eseguire i doverosi confronti  con la Pistola Beretta 98 FS in sequestro vennero esplose, come da prassi, n. 2 cartucce per produrre TESTS  ottenuti come segue:

  • 1 cartuccia prelevata dalle n. 5 cartucce (C4) trovate nella pistola in sequestro contraddistinta nelle foto con “S1”
  • 1 cartuccia  nuova della stessa marca  e tipo (Geco)  del bossolo rinvenuto sui luoghi del fatto, contraddistinta nelle foto con “S”

La cartuccia integra “C4” (utilizzata come Test e prelevata dalle n. 5 in sequestro), allo sparo non è stata in grado di far arretrare il carrello e, di conseguenza, espellere il bossolo per carica insufficiente. Pertanto il fondello del bossolo non ha conservato alcuna nuova impronta della pistola sospettata se non quella pregressa ma  relativa ad altra arma

foto in basso: Bossolo della cartuccia C4 diventata dopo lo sparo S1 Test)

  

 Foto in basso: Il fondello del bossolo del 2° Test eseguito con  cartuccia originale della stessa marca e tipo di una  di quelle a reperto (C5); tale Test è indicato con S – l’impronta di espulsione seppur similare non è della medesima coincidenza di quelle residuate sule cartucce in sequestro

Foto in basso: Segue l’accostamento tra “R” il bossolo recuperato sul luogo delle evento, mancante di impronta di espulsione ed “S”esploso dalla pistola sospettata che presenta l’ impronta distintiva della pistola in sequestro

Seppur in mancanza dei riferimenti di espulsione ed estrazione (mancanti su R)  riuscimmo comunque ad isolare significative  coincidenze nell’impronta di otturazione e nella cava di percussione prodottesi  rispettivamente sul  Reperto e  sul  Test

  

In alto: Accostamento e comparazione positiva di eloquenti coincidenze sul cielo dell’innesco tra “R” ed “S”

SEGUONO ANCORA: accostamento e comparazione positiva di evidenti coincidenze all’interno della cava di percussione

  

E INFINE IL PROIETTILE…..

Il positivo esito di identità balistica  esaltato sul  bossolo avrebbe potuto evitare ulteriori accertamenti a carico del proiettile  che, per completezza, andiamo a documentare ugualmente.

Il proiettile estratto alla vittima presentava n. 6 impronte di riga ad andamento destrorso già esistenti prima che la cartuccia venisse esplosa.

Il passaggio del proiettile in canna causato dal secondo sparo avrebbe potuto far sovrapporre ulteriori n. 6 impronte ad andamento destrorso sulle impronte già esistenti così da rendere il proiettile stesso non utilizzabile ai  fini comparativi vanificando ogni ulteriore indagine balistica.

Per puro caso, la sovrapposizione è risultata aver interessato solo una residua porzione del primo improntaggio consentendo inaspettatamente, un esito comparativo positivo di cui andiamo a documentare (per brevità) solo due delle sei impronte residuate.

Foto in basso: l’accostamento tra il proiettile Reperto a sx “R” dove è visibile la parziale sovrapposizione di 2 impronte di riga con il proiettile Test “S” recuperato dopo aver sparato con la pistola sospettata

Foto in basso: l’accostamento tra il proiettile Reperto a sx “R” ed una delle n. 6 impronte residuate sul Test esploso dalla pistola sequestrata

Foto in basso: comparazione positiva tra Reperto e Test in riferimento alla  foto precedente – le frecce evidenziano la sovrapposizione tra impronte pregresse e successive

Foto in basso: l’accostamento tra il proiettile Reperto a sx “R” ed un’altra delle n. 6 impronte residuate sul Test esploso dalla pistola sequestrata

Foto in basso: comparazione positiva tra Reperto e Test in riferimento alla  foto precedente

CONCLUSIONI

Seppur in mancanza dei riferimenti primari per un corretto esito di positività, costituiti dalle impronte di espulsione ed estrazione,  l’esaltazione della identità balistica tra l’arma sospettata e i reperti recuperati sulla scena del delitto è stata comunque ottenuta grazie – in primis – alle particolari coincidenze di ordine qualitativo presenti nella cava di percussione del bossolo e generate dalla pistola in sequestro.

Laboriosi ma ugualmente positivi sono stati i confronti a carico del proiettile che aveva attinto la vittima che denotava caratteristiche di non utilità ai fini comparativi per doppia impronta di riga causata da 2 distinti spari in armi diverse.

Sarà stato un evento casuale oppure voluto quello di utilizzare cartucce sotto-ricaricate quindi poco idonee alla formazione di impronte se utilizzate in un’arma sospettata e, in più dotate di bossoli e proiettili recuperati da pregressi spari quindi forieri di confusione a livello d’indagine balistica, il tutto per commettere un crimine ? È una bella domanda !

Sinceramente torna “poco recepibile” che  eventuali organizzazioni o forse il criminale di turno utilizzando  un’ arma oggetto di furto, abbiano ricercato il risparmio ricaricando proiettili recuperati in un tunnel balistico o in qualche poligono, tenuto conto che gli stessi  sono  materiale di libera vendita oltre che di facile reperimento (vendibili anche in scatole da 500 unità ad un costo abbordabile).

Alla luce di tali considerazioni,  non sarebbe priva di fondamento l’ipotesi che la procedura possa essere stata voluta proprio per sviare eventuali indagini balistiche collegate  all’episodio criminale  risparmiandosi l’onere postumo di disfarsi della pistola bruciandola oppure gettandola a mare.

Ovviamente questa è solo una ipotesi non disgiunta da  interrogativi circa la  preparazione balistica dei malviventi; peccato per loro aver fatto male i conti  grazie a un evento che seppur  probabilistico  si è comunque  attuato con le dovute conseguenze processuali.

Ultima considerazione sulla stesura di quest’articolo riguarda la balistica comparativa applicata a munizioni ricaricate,  al giorno d’oggi  particolarmente diffuse rispetto al passato.

Gli esami comparativi su reperti balistici contrassegnati da pregresse impronte  può riservare  non poche difficoltà interpretative all’operatore di turno che, nel processo penale, è designato ad emettere una valutazione certa, con le immaginabili eventuali ripercussioni che possono essere mosse  dai Consulenti di parte.