6,5 x 55 Mauser


 6,5 x 55 Mauser

La cartuccia calibro 6,5x55mm Mauser  risale al lontano 1894 ma è, tutt’oggi, attuale per i suoi notevoli pregi in fatto di costanza e precisione.

Essa fu adottata  dall’esercito Svedese in funzione dei  Mauser Svedesi meglio noti come Carl Gustafs.

La 6,5 x55  è un ulteriore testimone di quel nutrito gruppo di cartucce militari  che per tutto i secolo scorso sono state utilizzate da diversi Stati Europei e anche dell’ Europa Orientale quali calibri contenuti in termini di diametro. Prima della loro comparsa, le cartucce per fucili militari erano infatti attestate in punto diametri  tra gli 8 e gli 11 mm.

Chi non ricorda il 6,5 Italiano  per eccellenza ovvero  il 6,5×52 Carcano per i fucili modello 91.

In ambito venatorio, in Europa, ebbe vastissima diffusione anche la 6,5×54 Mannlicher Schoenauer che camerò i leggendari Mannlicher Schoenauer di uso civile dei quali anche Hemingway fa riferimento nei suoi racconti di caccia.

Ritornando al 6,5×55 Swedish bisogna sottolineare che la cartuccia gode indiscutibilmente di notevole precisione intrinseca almeno fino ai 300 mt. con basso rinculo e non è una “mangia-canne” grazie alle sue non eccessive pressioni di esercizio e alla non esagerata velocità dei proiettili.

Essa gode ancora oggi di enorme popolarità oltre che nei Paesi Scandinavi anche in tutta Europa ed in USA.

Nel Nord Europa ma anche in USA, moltissimi fucili di derivazione militare,  camerati in 6,5×55, tra la fine della II guerra mondiale e gli inizi degli anni ’80 sono stati “customizzati” al fine di realizzare armi destinate al tiro di precisione. Famosi sono stati  i Carl Gustafs mod. 63 ed 80 finalizzati alle competizioni ed alle gare di Biathlon.

Attualmente le più importanti fabbriche di armi del mondo  hanno in catalogo carabine in varie configurazioni camerate in 6,5×55.

Attualmente le più importanti Fabbriche di munizioni hanno in catalogo le cartucce cal. 6,5 x 55 oltre ai bossoli tra cui si distinguono per qualità i Lapua e i Norma.

     

     

A mio parere, la migliore resa balistica si ottiene con palle di fascia 120/140 grani (molto performanti  nel tiro con ex ordinanza Carl Gustafs le Sierra 140 grs HPBT e la Lapua Scenar 139 grs HPBT) utilizzando polveri di media vivacità e media-progressività a seconda dei pesi utilizzati del tipo: Vihtavuori N 140,  N 160, N150, N 560, Norma 204, IMR 4320, Vectan SP11 etc

Questi sono  i suoi dati dimensionali :

– Diametro massimo del proiettile = 6,71 mm  (.264″)
– Lunghezza massima della cartuccia assemblata (O.A.L.) = 80,00mm
– Lunghezza massima del bossolo  = 55,00mm
– Lunghezza del bossolo SOPRA la spalla  = 47,14mm
– Lunghezza del bossolo SOTTO la spalla  =
 43,48mm
– Angolo di spalla = 25°
– Diametro del colletto = 7,56 mm
– Diametro alla base della spalla = 11,04 mm
– Diametro alla base del corpo = 12,20 mm
– Diametro del fondello = 12,20 mm
– Pressione di esercizio (media) = 3800 bar (380MPa)
– Tipologia degli inneschi = Large Rifle Standard
– Passo di rigatura (commerciale) tipico = 1 giro in 7,5″ max 8,5“

Prima di passare alle tabelle di ricarica desidero estrinsecare alcuni miei personali convincimenti riguardo l’utilizzo di questa munizione e alla sua ricarica nei mitici fucili ex ordinanza Carl Gustafs sia riguardo al  modello 96 che allo sniper mod. 41/B.

Vorrei fare un preambolo: come molti sanno, le canne dei fucili Carl Gustafs non presentano già in origine identica foratura e questo, oltre alle verifiche sul singolo esemplare (fatte salve le eventuali usure) lo si evince anche dal dischetto di ottone ubicato sulla pala del calcio, anche se tale riferimento il più delle volte non è da prendere per oro colato. In  fase di stoccaggio e/o riarsenalizzazione diversi dischetti possono esser stati persi e/o sostituiti,  senza contare che gli stessi  si trovano ancora nei fiere di militaria senza tener conto di probabili  sostituzioni.

Poiché nella mia quarantennale esperienza di tiratore ma anche di collezionista, ho avuto diversi mod. 96 e 41/B oltre ad averne visionati tantissimi in mani di conoscenti e armieri, posso dire di aver riscontrato forature di canna (misurate con passa non passa di precisione) che spaziavano dai 6,48 ai 6,53.

Secondo alcune voci che non saprei se corrispondano al vero,  alla Carl Gustafs Stads Gevärsfaktori  già da quando nel 1898 iniziò la produzione, le diversità di foratura delle canne erano attribuibili alle alesatrici che quando nuove producevano “canne larghe” e poi, man mano che si consumavano realizzavano canne più strette.

È certamente cosa ardua stabilire se una canna 6,51 possa essere nuova di zecca oppure è una 6,48 che si è consumata.

E’ ovvio che canne con foratura 6,48 – 6,49 difficilmente possano essere consumate.

Per quanto citato, posso riferire, per mia personale esperienza che nei Carl Gustafs con canne “strette” rendono molto bene le palle Sierra HPBT da 120 grani caricate, di conseguenza, con polveri meno progressive (che riscaldano meno) del tipo N 140 e similari, riguardo alla N 140 consiglierei le dosi tra  37,8 – 40,0 grani max con OAL di 78,5 max 79,0.

Il fatto che la 120 grani pur non rappresentando la palla ideale per questa cartuccia vada comunque bene, si giustifica, in buona sostanza, dal beneficio che si ottiene nell’utilizzo del tipo di propellente legato a questo minor peso di palla. Possiamo infatti utilizzare polvere e dose diversa rispetto a quella specifica per la palla più pesante (140 grs) col vantaggio di un minore riscaldamento; inoltre la lunghezza del corpo del proiettile (120 grs) in relazione al passo di rigatura dei Carl Gustafs anche se non ottimale si comporta comunque bene almeno nel range dei  100 metri.

Per le palle da 139 – 140 grani che rappresentano l’ optimum per questa munizione, ad esempio, la Vihtavouri 140 non va bene; è appropriata la N 160 o similari. Per la N 160  con palle fascia 139-140 grs, vanno bene dosi tra  42,5 / 43,5 grani. In questo caso avremo ottimale precisione intrinseca con maggiore riscaldamento (perturbante ai fini della precisione). Vorrei ricordare che con palle Sierra HPBT (.264) è sempre consigliabile verificare l’ OAL del singolo fucile ma comunque in generale si consiglia non superare mai un OAL di 80,0 stesso discorso per le Lapua Scenar 139.

Il precisissimo Carl Gustafs mod. 41/B in 6,5×55:

Per meglio chiarire il discorso “palla-polvere”, bisogna fare una ulteriore considerazione: i fucili in generale quali macchine termo-balistiche hanno il fastidiosissimo vizio di scaldarsi già dopo il primo colpo esploso.

Durante i cicli di sparo la quantità di calore viene trasmessa, dai gas di deflagrazione e  anche dall’attrito che ogni singolo proiettile ha sulle pareti interne della canna e, per conduzione,  all’intera canna.

Tra un colpo e il successivo, anche avendo cura di sparare con estrema lentezza,  la canna ha il tempo di raffreddarsi, ma solo una piccola quantità di calore viene dissipata, cosa che porta la temperatura della canna ad aumentare colpo dopo colpo.

L’incremento di temperatura determina una serie di perturbazioni: incrementa l’erosione della rigatura, altera la temperatura e le caratteristiche di combustione del propellente delle successive cartucce senza contare che,  il riscaldamento provoca una più o meno marcata distorsione e dilatazione della stessa canna che inevitabilmente condiziona negativamente il  punto di impatto dei proiettili. Le infinitesimali dilatazioni dovute al calore interferiscono maledettamente sul punto di impatto dei colpi.

Per quanto elencato,  la capacità di dissipazione del calore di una specifica canna di fucile, assume notevole importanza perché la rapida normalizzazione della temperatura permette di ritornare, se non  alle condizioni di partenza almeno a condizioni che evitano macroscopiche deformazioni di canna dovute al calore, mantenendo la rosata dei colpi nei limiti della decenza.

I moderni impianti balistici (ricordiamo che i primi veri sniper militari furono lo Schmidt Rubin zfk 55 e il Vz 54 Cecoslovacco tra il 1956-1957) prevedono canne più pesanti, canne flottanti e cosa moto importanti “non carenate” dal legno per buona parte della loro lunghezza come d’uso sui fucili militari fino alla metà degli anni ’50.

Fucili ex ordinanza che hanno canne sottili e carenate soffrono terribilmente nelle gare che prevedono 16 colpi di fila in 20 minuti.

Per quanto riguarda le procedure di ricarica del 6,5 x 55, personalmente consigliere di eseguire il solo “neck” facendo attenzione di monitorare l’allungamento del bossolo operando periodiche “trimmature”. Ottimi dies sono  i Wilson e i Redding De Luxe che hanno la possibilità di usufruire dei bushing per  l’ottimale diametro di neck finalizzato a non avere forzamenti nell’inserimento della palla nel colletto, quasi sempre forieri di spiacevoli distorsioni di allineamento palla-bossolo (cosa che raccomando monitorare colpo per colpo finito con un verificatore di assialità)

Circa polveri e dosi si consiglia consultare le molteplici pubblicazioni nel web a cura delle aziende produttrici